Questa è la storia di un gattino presumibilmente randagio.
Sebbene sia sano, pulito e più soffice di un Trudy, fino a qualche giorno fa non conosceva il "richiamo a bacini" e non si avvicinava manco a pagarlo.
Parlo al maschile, ma ancora non so dirvi il sesso preciso.
Tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando nonostante una fastidiosa pioggerellina, ero fuori in giardino a prendere aria.
Era notte fonda e mi è schizzato davanti qualcosa di bianco.
Non ho luci in giardino, solo una tenue lampadina in veranda illumina le immediate vicinanze della casa.
Ho preso la torcia e sono l'ho puntata sull'alloro.
Appollaiato come un pappagallo c'era un piccolo gattino bianco e tigrato. Età stimata 4 mesi.
Di lasciarlo fuori sotto la pioggia non se ne parlava proprio, ma non c'è stato verso di avvicinarlo.
Il giorno seguente ho parlato con la vicina e abbiamo deciso, di comune accordo che avremmo fatto di tutto per tenerlo al sicuro; fatto di per sé complicato avendo io una cagnetta in calore e dall'umore instabile (Sebbene buonissima, ma non amante dei gatti se non del suo) e un gatto di nome Psycho.
Ciascuna ha costruito un rifugio caldo con ciò che avevamo a casa. Ciascuna ha lasciato fuori le ciotoline d'acqua e cibo e ciascuna si è presto resa conto che i gatti dei vicini venivano a banchettare, non garantendo al nuovo arrivato un sano pasto
Ho modificato il mio rifugio a prova di felini adulti e vi ho inserito la scodella di crocchini.
Risultato? Ci ho trovato dentro il riccio che russava come un trombone
Quattro sere fa, esco in giardino per riempire la scodella di crocchini. Li avevo in mano e, con la coda dell'occhio, vedo il gattino fuggire alla mia presenza.
Grido "No!", ma quel 'no' non è stato filtrato dal cervello. È apparso sulle mie labbra da solo... e dalle mie mani, come per pura magia è partito un crocchino nella direzione del piccolo felino, il quale è corso a mangiarselo.
Allora ne ho tirato un altro e un altro ancora fino a che non ce n'erano più.
Sono rientrata in casa e ne ho presi altri. La bestiola, nonostante scatti impauriti ad ogni mio movimento, è rimasta a mangiare.
Finita la cena, è sparita. (Desumo vada a dormire dalla vicina che non ha animali in giardino)
La seconda sera, alle 19.15, puntuale come da appuntamento precedente, il gattino è tornato a mangiare. La terza sera anche.
Io gli parlo e gli racconto della mia giornata. Lui si avvicina terrorizzato, ma la fame prevale. Per non forzarlo, lascio la scodella a un metro e mezzo e mi siedo per terra, sperando che si fidi.
Ieri ho cambiato strategia. Oramai era il quarto appuntamento... dovevamo portare la nostra relazione a un livello superiore
Così ho tenuto vicina la ciotola.
Il gattino è venuto a mangiare l'umido.
tot bocconi, una fuga, tot bocconi, una fuga.
Ho lasciato si avvicinasse senza toccarlo.
D'un tratto ha iniziato a fare i "Panetti" per terra e a strusciare la testa sulle piante e sul porfido. Ho capito che mi stava dicendo "Ho paura ma grazie"
Così sono rimasta.
2 ore dopo, un crocchino di qua e uno di là, si è fatto toccare e poi accarezzare la testa. Si è letteralmente appoggiato alla mia mano e si è lasciato andare, ben disteso e pancia all'aria. Non l'ho preso. (Ma mi si sono riempiti gli occhi di lacrime per la commozione)
All'ennesimo balzo, mi sono alzata e sono andata a cenare, lasciandolo lì come un macaco.
Direte voi "Ma che str... "
No. Se non se la sente, non se la sente. La notte è buona, non piove e non fa freddo. Il rifugio della vicina è caldo e sono certa che dopo 2 ore di stress e cibo a valanga starà dormendo come un bebè.
Ma si pone un problema.
Le previsioni volgono al peggio. È in arrivo un'ondata di pioggia e freddo, così questo è il mio piano... e spero che scriverlo ad alta voce non infastidisca gli Onnipotenti Dei ... Naaa... sono carini e sono dalla parte dei deboli!
Domani, alle 19.15 sarò fuori a dar da mangiare al gattino. Se si fa carezzare, invece di grattarlo e basta, lo acciufferò di prepotenza per il coppino e lo porterò a casa.
Lo terrò chiuso in camera mia, al caldo, con cibo e acqua, una lettiera di fortuna e me.
La mattina seguente, la vicina, con la macchina, porterà la bestiola all'Enpa. Lì sarà visitata, vaccinata, curata se ce n'è bisogno e le verrà trovata una famiglia paziente che saprà darle una vita meravigliosa.
Non mi posso permettere un gatto, ma posso salvarlo.
Vi tengo aggiornati.
La foto è orribile, ma miravo al buio col cellulare catorcio.
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